Negli ultimi anni il segmento del “biologico” continua a crescere e non da meno cresce il comparto dei “vini biologici”.
Shopiemonte è da sempre attento alle evoluzioni del mercato e al cambiamento dei gusti dei consumatori, per cui tra la sua ampia offerta ha selezionato accuratamente una gamma di vini biologici, ma non si è fermata qui, ha intervistato Marina Marcarino del Consorzio Vintesa – l’intesa tra vignaioli Bio per saperne di più.
Ecco cosa ci hanno raccontato!
Per cosa si caratterizza un vino biologico e come nasce?
Il vino biologico è innanzitutto ottenuto da uve biologiche, cioè coltivate senza l’utilizzo di prodotti di sintesi chimica, senza erbicidi, disseccanti, insetticidi chimici e soprattutto utilizzando esclusivamente prodotti di contatto. Dalla vinificazione di queste uve, e solo se sono certificate biologiche, si ottiene il vino biologico regolamentato da un preciso disciplinare che esclude lavorazioni invasive, utilizzo di sostanze OGM e limita il contenuto dei solfiti.
Qual è la principale differenza tra un vino biologico e un vino biodinamico?
La biodinamica è una pratica basata sulla teoria Steineriana secondo la quale l’energia degli esseri viventi può essere “interscambiata” seguendo particolari processi, essa tiene conto dell’influsso dei pianeti, delle fasi lunari ed utilizza principalmente preparati di origine vegetale ed animale per prevenire le patologie.
Senza scendere troppo nel dettaglio, l’azienda biodinamica si basa sul principio dell’auto sostenibilità e dovrebbe utilizzare solo “elementi” aziendali per l’intero ciclo produttivo. Secondo la logica, un vino biodinamico non può non essere biologico; diciamo che la differenza principale sta nelle pratiche agronomiche, nella vinificazione sono ammessi solo lieviti indigeni e i livelli di solfiti sono leggermente più bassi.
Che riscontro ha un vino biologico sul mercato a differenza di un vino biodinamico?
È una domanda alla quale è difficile rispondere: dipende molto dal cliente anche perché l’argomento è ancora poco chiaro al consumatore. Credo che al momento la certificazione biologica sia più chiara agli utenti anche perché riconosciuta formalmente dal Ministero. Le recenti discussioni parlamentari non hanno fatto altro che rendere la situazione ancora più confusa. A mio parere, ad oggi, esiste una netta separazione tra biologico e convenzionale.
Siamo curiosi, quanto è difficile arrivare ad ottenere la certificazione per un vino biologico?
Anche qui, dipende dai punti di vista. Se la scelta di “diventare bio” è consapevole e concreta le difficoltà da affrontare si limitano ai primi due-tre anni, che sono anche il tempo necessario per la conversione agronomica ufficiale. In questo tempo si impara anche ad avere un diverso approccio con il vigneto e ad affrontare le avversità con soluzioni diverse. Purtroppo il passaggio a bio “perché è di moda” è molto più difficile e deludente, perché i risultati di produzione sono lontani dalle aspettative, soprattutto nei primi anni, a meno che non si adottino tecniche molto dispendiose e aggressive che, pur mantenendo i principi biologici a mio parere sono piuttosto incoerenti con ciò che questo metodo dovrebbe portare al pianeta.
Per la mia esperienza, di ormai quasi quarant’anni di agricoltura biologica, questo tema è così lontano che non riesco neanche ad immaginare di lavorare un modo diverso e credo che sarebbe davvero complicato il passaggio a convenzionale. Alla fine…è una questione di abitudini, sempre difficili da cambiare in un verso o nell’altro!
Ringraziamo Marina per la sua disponibilità e, se ti abbiamo messo curiosità, ti invitiamo a dare un’occhiata alla nostra selezione di vini biologici su Shopiemonte! E dopo la prova d’assaggio, aspettiamo la tua recensione!